Giunti a Camerino, posta in alto sulla sinclinale appenninica, dopo una visita alla magnifica città ducale (i Da Varano ne furono signori dal XIV al XVI secolo), vero focolaio d’arte e di studi, ci fermiamo nella ricca Pinacoteca, per ammirare, tra le altre opere, una Croce francescana duecentesca.
Seguendo un itinerario storico francescano siamo portati dapprima a visitare l’antico sito francescano di Spermento, di cui non restano che ruderi, ormai totalmente sotterrati dal tempo, ma di cui resta una stupenda tavola dell’Annunciazione di Giovanni Angelo d’Antonio di Bolognola.
In città si trova l’antica Chiesa ed il Convento S. Francesco, colpiti dal terremoto: sono stati trasformati il Convento, in carcere e caserma, la Chiesa in deposito comunale. Quanto sarebbe opportuno che con la ricostruzione post-terremoto i due siti ritornassero ad essere destinati all’antico uso di preghiera e di vita religiosa fraterna!
Degli antichi luoghi francescani restano tracce del Convento/ Monastero di S. Pietro in Muralto.
Quindi approdiamo al Monastero di S. Chiara, in cui è custodita la memoria della S. Camilla Battista Da Varano, eccezionale figura di mistica, letterata e riformatrice del Quattrocento, figlia del grande condottiero Giulio Cesare Da Varano.
A Camerino fanno particolarmente riferimento i Frati Minori Cappuccini, che nel 1527 iniziarono la loro riforma all’interno dell’Ordine Francescano, sostenuti dalla Duchessa Caterina Cibo, che proprio in questa città li affidò alla custodia dell’eremo di Renacavata (assolutamente da visitare) e ottenne dal Papa il riconoscimento ufficiale per il loro proposito di vita. Insieme alla riforma dell’Osservanza, questa dei Cappuccini ebbe proprio nel Ducato dei Varano a Camerino il terreno fertile dell’accoglienza e del sostegno spirituale e istituzionale. I Varano furono i “patroni” di queste riforme e i protagonisti di un pezzo di storia, tanto importante, dato che la stessa Camilla Battista Varano, fu una delle più significative promotrici della riforma all’interno dell’Ordine delle Clarisse.
Furono i bambini di Camerino ad affibbiare ai Cappuccini il loro caratteristico nome, incuriositi per la particolare forma del cappuccio che i frati portavano, vedendoli assistere i malati durante una pestilenza.