La visita ha inizio nella città di Fermo, capoluogo della Custodia: di origine romana, posta su un pittoresco colle dagli ampi panorami, conserva monumenti medievali, rinascimentali e barocchi. Oltre la Cattedrale posta in cima al colle, la Pinacoteca Civica, la Piazza del Popolo e varie chiese, possiamo ammirare la stupenda chiesa gotica di S. Francesco e fare una sosta al Monastero delle Clarisse.
Qui nacque il Beato Giovanni da Fermo, più conosciuto come Giovanni della Verna, una delle figure più significative del francescanesimo di tutti i tempi, grande mistico e protagonista di vari capitoli de I Fioretti (I Fioretti, capp. 49-53).
FF 1890. Fra gli altri savi e santi frati e figliuoli di Santo Francesco, i quali, secondo che dice Salomone, sono la gloria del padre, fu ai nostri tempi nella detta provincia della Marca il venerabile e Santo frate Giovanni da Fermo, il quale, per lo grande tempo che dimorò nel santo luogo della Vernia ed ivi passò di questa vita, si chiamava pure frate Giovanni della Vernia; però che fu uomo di singulare vita e di grande santità.
Questo Frate Giovanni, essendo fanciullo secolare, disiderava con tutto il cuore la via della penitenza, la quale mantiene la mondizia del corpo e dell’anima; onde, essendo ben piccolo fanciullo, egli cominciò a portare il coretto di maglia e il cerchio del ferro alle carni e fare grande astinenza; e spezialmente quando dimorava con li canonici di santo Pietro di Fermo, li quali viveano splendidamente, egli fuggia le dilizie corporali e macerava lo corpo suo con grande rigidità d’ astinenza. Ma avendo in ciò i compagni molto contrari, li quali gli spogliavano iI coretto e la sua astinenza in diversi modi impedivano; ed egli inspirato da Dio pensò di lasciare il mondo con li suoi amadori, e offerire sè tutto nelle braccia del Crocifisso, coll’ abito del Crocifisso Santo Francesco. E così fece.
Ed essendo ricevuto all’ Ordine così fanciullo e commesso alla cura del maestro delli novizi, egli diventò sì ispirituale e divoto, che alcuna volta udendo il detto maestro parlare di Dio, il cuore suo si struggea siccome la cera presso al fuoco; e con così grande suavità di grazia sì si riscaldava nello amore divino, ched egli, non potendo istare fermo a sostenere tanta suavità, si levava e come ebbro di spirito sì scorrea ora per l’ orto, or per la selva, or per la chiesa, secondo che la fiamma e l’ empito dello spirito il sospignea.
Poi in processo di tempo la divina grazia continovamente fece questo angelico uomo crescere di virtù in virtù e in doni celestiali e divine elevazioni e ratti, in tanto che alcuna volta la mente sua era levata agli splendori de’ Cherubini, alcuna volta agli ardori de’ Serafini, alcuna volta a’ gaudii de’ Beati, alcuna volta ad amorosi ed eccessivi abbracciamenti di Cristo, non solamente per gusti ispirituali dentro, ma eziandio per espressi segni di fuori e gusti corporali. E singularmente per eccessivo modo una volta accese il suo cuore la fiamma del divino amore, e durò in lui cotesta fiamma ben tre anni; nel quale tempo egli ricevea maravigliose consolazioni e visitazioni divine e ispesse volte era ratto in Dio; e brievemente nel detto tempo egli parea tutto affocato e acceso dello amore di Cristo. E questo fu in sul monte santo della Vernia.
Fermo custodisce la memoria dell’antica presenza francescana attraverso varie testimonianze. Il primitivo luogo francescano era ubicato fuori città e risale ai primordi dell’Ordine francescano. Nel 1240 i frati ebbero dal Vescovo Filippo in dono un luogo idoneo dentro le mura della città, ovvero la Cappella di S. Leone con case, piazza e orto. Negli anni ‘50 del ‘200 i frati ebbero la possibilità di ampliare la chiesa ed il Convento, costruendo quella splendida chiesa di stile gotico francescano, che ancora oggi domina e illumina la presenza dei Frati Minori in questa città: la chiesa S. Francesco. Nel 1282 vi mori il Beato Adamo e, come abbiamo visto, vi fu accolto il Beato Giovanni, conosciuto come Giovanni della Verna, perché in quel santo luogo visse gli ultimi anni della sua vita e vi è sepolto (+1322). Nel 1425 fu edificato il campanile. Nel 1700, a seguito del terremoto del 1703, fu ricostruito il Convento e parte della Chiesa.
Dopo le vicende ottocentesche delle soppressioni e dopo i vari lavori di restauro sia del terremoto del 1997, sia di quello del 2016, ora la Chiesa ritorna a restituire la sua bellezza e la sua vetustà spirituale, liturgica e storica (cfr. G. PARISCIANI, I Frati Minori Conventuali delle Marche (sec. XIII-XX), Ancona, 1982, 272-274).
Oltre alla Chiesa ed al Convento di San Francesco, a Fermo si possono ancora ammirare altri siti francescani quali i due Monasteri delle Clarisse, quello di Santa Chiara, dell’inizio del ‘500, riformato da S. Camilla Battista Varano nel 1505-1506, e quello di S. Girolamo delle Cappuccine, iniziato nel 1662, con delle Monache provenienti dal Monastero di Recanati; l’ex Convento dell’Annunziata dei Frati Minori, della fine del ‘400, trasformato dopo le vicende ottocentesche in Manicomio ed oggi sede della Azienda sanitaria (cfr. A. TALAMONTI, Cronistoria dei Frati Minori della Provincia lauretana delle Marche, Vol 4, Sassoferrato, 1961, 189-259) ed il Convento dei Cappuccini, oggi sede anche della Curia Provinciale.
I Frati Cappuccini ebbero a Fermo una prima sede nell’ex Monastero benedettino di S. Savino sul Colle Vissiano, dal 1540 al 1604. Il secondo Convento, dentro le mura della città, fu quello di S. Lorenzo, sul monte Sabulo, e fu abitato dal 1593 al 1810, oggi Villa Vinci. Ed infine, il terzo luogo, l’attuale, dedicato a S. Giuseppe e a S. Lorenzo, a partire dal 1851.
Vale la pena ricordare che a Fermo, nel 1469, fu istituito il Monte di Pietà da Fra’ Domenico da Leonessa e successivamente attivato dal Beato Marco da Montegallo nel 1478. Nel 1469, infatti, Fra’ Domenico “predicò con gran frutto la Quaresima nella chiesa cattedrale. Per esortazione del dotto e zelante religioso fu deciso di istituire il Monte di Pietà, i cui statuti ebbero la piena approvazione dal vescovo Mons. Nicola Capranica (cfr. A. TALAMONTI, Cronistoria dei Frati Minori della Provincia lauretana delle Marche, Vol 4, Sassoferrato, 1961.) La sua prima sede fu l’edificio dell’ospedale di Santa Maria della Carità nel rione di San Bartolomeo (accanto all’attuale chiesa del Carmine), successivamente fu trasferita altrove.