Proseguiamo l’itinerario di S. Francesco nella terra di Fabriano e dintorni con la visita e presentazione della presenza francescana nella città di Sassoferrato.
Questo antico castello è situato a poca distanza dalla città romana di Sentinum, famosa per la battaglia del 295 a.C., tra i Romani contro i Galli, Umbri e Sanniti, che la assoggettò al potere di Roma.
La prima memoria che lega la città alla vita di S.anFrancesco è un giovane soldato che aiutò Assisi nella famosa battaglia contro i perugini per respingere il ritorno dei nobili nella città, dopo che ve ne erano stati cacciati nel 1198, quando Francesco aveva solo 16 anni. Ebbene, una volta che i nobili rifugiati sia Perugia, riuscirono a rimettere insieme le forze, aiutati dai nobili consanguinei perugini, si ribellarono al nuovo governo della loro città di origine, mentre Assisi, meno attrezzata e preparata, dovette fare ricorso a cavalieri e soldati di ventura delle vicine città in piena conquista delle libertà comunali. Era l’anno 1202, Francesco aveva 20 anni. Tra quei compagni c’è un tale “Ugo di Sassoferrato” (cfr. A. FORTINI Nova Vita di S. Francesco d’Assisi, Milano, 1926, 73 e G. PAGNANI I viaggi di S. Francesco nelle Marche, Milano, 1962, 18).
A Sassoferrato si venera il Beato Ugo degli Atti, monaco silvestrino del XIII secolo, ma nessuno fino ad ora ha mai identificato questo monaco con questo compagno della prima ora di Francesco di Assisi.
Se a Fabriano Francesco trovò ospitalità nella Casa dei figli di Donna Maria, che erano stati compagni di ventura, chissà se questo primo legame con la città di Sassoferrato abbia avuto un seguito alla battaglia ed un germe di una nuova storia di altre battaglie per altri ideali.
Quanto al passaggio di San Francesco in questo luogo non abbiamo notizie storiche certe, anche se P. Candido Mariotti, nella sua opera “I primordi dell’Ordine minoritico nelle Marche” (pp. 19-21) vorrebbe darne qualche fondamento: abbiamo, però, una delle testimonianze più eclatanti e attendibili della vivacità di un germoglio e dello sviluppo di una radice, ossia due figure di Santi frati che hanno segnato in maniera indelebile le origini della storia francescana di questa sede.
Il primo è S. Nicolò o Nicola, uno dei 7 martiri di Ceuta in Marocco, altrimenti considerati in toto calabresi, che subirono il martirio il 13 ottobre 1221, ancora vivente San Francesco; il secondo è il Beato Pietro, che insieme al Beato Giovanni da Perugia, conseguì la vittoria del martirio a Valenza, in Spagna, allora sotto il potere dei Mori, il 20 agosto 1231. Di questi due santi locali rimane la memoria in una chiesetta, nel luogo in cui si dice che siano nati, recentemente restaurata, in zona Case Caggioni, vicino a Cabernardi.
Il primo insediamento francescano a Sassoferrato, dunque, è quello dell’antica Chiesa di San Marco, assegnata ai frati prima del 1248, secondo quanto ci dice il Wadding (Annales Minorum ad ann. 1290, vol. V, 274). La Chiesa viene ingrandita e consacrata a S. Francesco. Ebbe varie indulgenze e donazioni, ma, perdette la presenza dei frati nel 1653, a seguito della soppressione innocenziana, decretata dal Papa Innocenzo X, che volle la chiusura di quei Conventi non sufficientemente autonomi nelle rendite e nel numero dei religiosi. Fu una triste storia che non permetteva ad un Convento così significativo e ad una chiesa così ricca di opere d’arte, come vedremo, di sopravvivere alle vicende dei tempi. Vi subentrarono quattro sacerdoti e il Convento fu poi trasformato in calzaturificio, oggi in ricovero per anziani.
La Chiesa si presenta ancora oggi nella sua tipica, semplice e lineare struttura francescana del ‘300, con la facciata a capanna, il portale gotico, l’abside quadrata e l’aula interna ad una sola navata.
Quanto alle opere d’arte presenti nella Chiesa e nel Convento sono da ricordare: la bella Croce dipinta attribuita dal Boskovits a Giovanni da Rimini e da altri al fratello Giuliano.
Siamo negli anni 20 del ‘300.
Si possono ammirare due frammenti di affreschi di scuola fabrianese del XIV secolo; un’opera d’olio su tela del pittore arceviese Ercole Ramazzani (1530-1598), Allegoria del cordone di S. Francesco, del 1589; una pala di altare, dipinta ad olio, la Circoncisione di Gesù di Giovan Francesco Guerrieri di Fossombrone (1589-1659) del 1615; una pala d’altare dell’Immacolata Concezione, attribuita a Pietro Paolo Agapiti, di Sassoferrato (1470-1540), del 1514 circa; un monumento sepolcrale del XIV secolo, del B. Alessandro Vincioli, Frate Minore e Vescovo di Nocera Umbra, morto a Sassoferrato nel 1363.
Nel chiostro si notano le due finestre e la porta tipiche della sala capitolare e le lunette sono dei pittori Tarquinio e Francesco Salvi, della fine del ‘500.
Accanto a questo primo Convento francescano si insediarono a Sassoferrato le figlie di San Francesco e di S. Chiara, ovvero le Sorelle Povere o Clarisse. L’origine del Monastero si fa risalire da alcune cronache settecentesche ad una cugina di S. Chiara originaria di Genga, che si ritirò a Sassoferrato per condurre vita di penitenza in un povero tugurio. Presto, edificate dal suo comportamento, alcune giovani si unirono a lei e fu loro affidata la chiesa dei Santi Nicolò e Agnese (XIV secolo). Cresciuto ancor più il numero delle monache, nel secolo XV si ebbe la necessità di costruire la Chiesa e il monastero nelle adiacenze dell’antico manufatto. Pur avendo sperimentato le soppressioni napoleonica e dell’unità d’Italia, le antiche custodi di questo luogo di preghiera e di virtù, riuscirono a mantenere la loro presenza e la sua custodia. La Madonna delle Grazie, custodita nell’omonima chiesetta adiacente a quella maggiore, è un’antica icona, che suscita grande devozione.
Varie opere d’arte e di grande valore si conservano nella Chiesa e nel Monastero, recentemente assai ben restaurato, dopo i danni del terremoto. Nella parete sinistra della Chiesa si conserva, un affresco della Natività, di Antonio da Pesaro ed un altro, distaccato, dello stesso autore raffigurante l’Annunciazione.
Tre opere di pregevole fattura del famoso artista Giovan Battista Salvi, detto il Sassoferrato, sono conservate e custodite all’interno del Monastero: la Vergine orante, la Vergine addolorata e l’Annunciazione. Nell’altare maggiore una grande tela di S. Chiara di Ugolini da Perugia. Nell’altare di sinistra un’Annunciazione di autore ignoto, del sec. XVII; ugualmente di autore ignoto, nell’altare di destra S. Giacomo della Marca, S. Francesca Romana e S. Stefano; infine, in sagrestia, una tela della Deposizione di Ezio Bartocci.
Alla fine del ‘400 vennero a stabilirsi in questo castello i Frati Minori Osservanti. Iniziarono dapprima col fondare nel paese il Monte di Pietà nel 1472, grazie alla predicazione del Padre Giovanni da Fermo. La richiesta al Provinciale fu fatta nel 1497 e nel 1499 si decise di edificarlo presso la Cappella di S. Maria della Pietà, nella zona di una collina vicina e prospiciente al castello, verso il borgo. La Chiesa edificata a nuovo fu portata a termine e dedicata alla Madonna della Pace nel 1513, grazie al contributo di vari benefattori, tra cui spiccano le sorelle Cherubina e Alberica Adriani, e con l’approvazione di Papa Giulio II, che con un Breve autorizzava la costruzione del tempio. Contemporaneamente veniva edificato il Convento, abitato dai frati a partire dal 1518.
Nei secoli successivi i frati ampliarono il Convento e abbellirono la Chiesa. Anche questo sito conserva preziose opere d’arte sia del passato che dei nostri giorni: una tela del Ramazzani con la Vergine con il Bambino, e i Santi Giuseppe, Francesco, Bernardino e Bonaventura; tre opere di artisti viventi o contemporanei: una tela di Bruno di Arcevia con la Madonna, S. Giacomo della Marca e S. Pacifico, S. Nicolò e il Beato Pietro da Sassoferrato; una pala di altare di S. Francesco di Alessandro Bruschetti e, dello stesso autore, una grande opera del Giudizio universale in astratto nella cappella interna del Convento.
Nel chiostro trecentesco si conservano 16 lunette affrescate di Tarquinio Salvi, padre e maestro di Gian Battista. Negli anni ’60 fu costruito il nuovo Convento e Seminario, demolendo in parte il vecchio.
Nel 1500 arrivarono anche i Frati Cappuccini. La costruzione della Chiesa, dedicata a S. Paolo Apostolo, fu iniziata nel 1577. Il Convento succedette di seguito. Dopo la soppressione del 1867 i frati dovettero dapprima limitare la loro presenza e attività; nel 1875 vi fu costruito il cimitero; nel 1884 forzatamente lo abbandonarono. Nel 1950-60 tutto fu demolito per lo stato deplorevole in cui era ridotto. Oggi non rimane più nulla, solo la strada di accesso, Via dei Cappuccini, che ne ricorda la storia e ne tramanda la memoria.
L’itinerario si reimmette nella Vallesina, passando per la Gola di Frasassi, con le famose Grotte, stupendo monumento della natura, formato da varie cavità e passaggi, ornati di stalattiti e stalagmiti di forme fantastiche e rara bellezza, che un’apposita illuminazione valorizza. Merita una sosta anche la vicina abbazia di S. Vittore alle Chiuse, con suggestiva Chiesa romanica a pianta centrale.