4° itinerario

OFFIDA

Itinerario principale

Offida AP Offida AP

Seguendo le colline del versante sinistro del fiume Tronto troviamo Offida, un’antica città longobarda tra il VI e il IX secolo, passata sotto il possesso dell’Abbazia di Farfa, che vi ha lasciato vari monumenti di particolare bellezza, quale soprattutto la chiesa di S. Maria della Rocca, che divenne sede di Monastero. Divenuta sede di regime comunale agli inizi del 1200, con il castello che ne conserva la gloria e la memoria, sperimentò le lotte tra Guelfi e Ghibellini.

Città vivace, dunque, e fervida, dal punto di vista politico e religioso, ebbe la sorte di avere la presenza francescana fin dalla prima ora e di continuarla variegata nei secoli.

Il primo insediamento francescano di Offida, fuori delle mura cittadine si fa risalire ai primi anni del ‘200. Si parla di un certo Frate Giacomo da Offida in un documento del 1227, per l’Ospedale di Ricuscelli. Da questo luogo i Frati entrarono in città nel 1252. Le sorelle Clarisse si unirono molto presto ai Frati Minori, e si stabilirono nella zona di Colle Garbino, a circa un chilometro e mezzo dal centro abitato. Si chiamava S. Martino e faceva parte del castello di Ripatransone, allora dipendente dalla Diocesi di Fermo. Ebbene, il titolare del beneficio, un certo Don Alberto, donò nel 1230 il luogo alle Damianite perché vi fondassero un loro Monastero. Le religiose iniziarono presto la costruzione del loro luogo di preghiera e di vita e nel 1236 la casa fu terminata. Un atto del Priore Tancredi di S. Maria di Offida del 4 novembre 1236, infatti, attesta che le sorelle erano esenti dai diritti di giurisdizione temporale e spirituale dell’Ordine benedettino, fino ad allora responsabile del bene in questione. Il documento attesta, inoltre, che la casa e la chiesa fossero dedicate al Padre S. Francesco.

Diverse Bolle dei Papi attestano la vivacità spirituale di questo Monastero. Gregorio IX con la Bolla del 28 ottobre 1239 confermava l’esenzione data dal priore Tancredi e in un’altra del dicembre dello stesso anno fissava a 20 il numero delle suore residenti in quel Monastero, segno di una   crescita veloce e delle necessità di porre un argine all’abbondanza delle richieste di entrare a far parte di quella comunità eletta. Innocenzo IV con varie Bolle del 1246 manifestava particolare benevolenza verso le sorelle damianite e le affidava alla custodia dei Frati Minori. Ma, come sappiamo ogni luogo costruito fuori della città era sempre in pericolo di scorribande e disturbi di vario genere, per cui le sorelle fecero il progetto e la richiesta al vescovo di Fermo di poter entrare dentro la città e là nel 1246 edificarono il loro Monastero, demolendo un’antica Chiesa dedicata a Sant’Agnese e rinnovando la memoria e la dedica al Padre San Francesco, come il loro precedente monastero di Colle Garbino.

La vita di queste sorelle proseguì nobile e serena per tre secoli, fino a quando, agli inizi del 1500, abbandonata la regola di Urbano IV e adottata quella del Terz’Ordine, si persero in una tragica rilassatezza. Nel 1515 per mandato del Papa Leone X il Vescovo Roberto Tibaldeschi di Civita in Calabria e Vice Legato delle Marche, fu incaricato di fare un’accurata indagine sulla regolare vita religiosa delle Monache, data l’accoglienza di varie di esse da altri Monasteri senza accurata discrezione e la conduzione di una vita non regolare ed edificante. Date le varie situazioni riscontrate, il Monastero venne dato e affidato ai Frati Minori della regolare Osservanza.

Offida (AP), Ex convento francescano, Monastero benedettino di San Marco, XIII sec. Offida (AP), Ex convento francescano, Monastero benedettino di San Marco, XIII sec.

Il Convento e la Chiesa di S. Marco, dentro le mura della città è il secondo insediamento dei Frati Minori nella città, iniziato, come dicevamo nel 1252. La Chiesa ha subito varie modifiche: venne ampliata nel 1359 e nel 1738 vi fu annessa la nuova cappella monastica. A causa della soppressione del Papa Innocenzo X, i Frati Minori Conventuali, rimasti in pochi dovettero abbandonare il Convento nel 1653. Il Convento e la Chiesa passarono nel 1655 alle Monache benedettine, che ancora vi abitano. Di particolare bellezza e maestosa nobiltà è il chiostro, a due ordini di arcate, con affreschi del trecento attribuiti al cosiddetto Maestro di Offida. Il Monasteso colpito dal terremoto del 2016 è stato recentemente restaurato.

Il Convento S. Francesco dei Frati Minori fu sede nei secoli di grandi figure di religiosi, esperti sia nel campo delle scienze filosofiche e teologiche, come pure illustri per santità di vita. Il Padre Antonio Talamonti nella sua Cronistoria dedica molte pagine a ricordare avvenimenti e personaggi che hanno reso celebre la comunità dei Frati del locale Convento S. Francesco. Purtroppo le due soppressioni ottocentesche, quella Napoleonica (1810) e quella dell’Unità d’Italia (1860-1865), ridussero la Chiesa e il Convento ad uso profano: i frati cercarono in ogni modo ma invano di poter rimanere in questo antico luogo di vita francescana della custodia ascolana. Gli avvenimenti accaduti in questo luogo parlano di una gloria remota e di un inesorabile, drastico, quanto inaspettato declino, che ha accompagnato e seguito questi improvvidi provvedimenti di allontanamento forzato. Oggi il Convento è sede della Enoteca regionale Vinea. (cfr. S. ANTONELLI-F. MARCELLI-C.M. SALADINI, Il San Francesco in Offida. Storia e restauro, Grottammare, 2007).

La presenza francescana in Offida è oggi assicurata dai Frati Minori Cappuccini, che custodiscono il loro Convento con la Chiesa, nella quale vengono venerate le reliquie del Beato Bernardo da Offida (Domenico Peroni, 1604-1694). Il Convento iniziato nel 1614 sul Colle di S. Pantaleone con il materiale della demolizione del Monastero di S. Bernardo collocato al centro della città. Di questo Convento parla il Padre Andrea Rosini da Offida, annalista della Provincia dei Cappuccini delle Marche, autore del Compendioso racconto “istorico” della Terra di Offida.

Da queste note, però si evidenzia come un luogo come quello di Offida ha generato una fioritura di testimonianza francescana di particolare e notevole spessore. Offida è una bella città, certo per i suoi monumenti civili e religiosi, certo per le sue tradizioni secoli, quali quella del merletto a tombolo, certo per i suoi bei vigneti di uva e il relativo vino piceno, ma soprattutto per aver generato uomini e donne di una grande fede, a partire dai primi santi frati, che resero la Provincia bella e luminosa come il cielo.

Offida (AP), Convento dei Cappuccini, Santuario del Beato Bernardo, XVII sec. Offida (AP), Convento dei Cappuccini, Santuario del Beato Bernardo, XVII sec.

Il Beato Corrado da Offida, di cui diffusamente parla frate Angelo Clareno nella sua Cronaca delle sette tribolazioni, che raccolse diverse testimonianze sulla vita di San Francesco essendo stato confidente del Beato Egidio e di Frate Leone, intimi compagni del Santo fondatore, a cui Pietro di Giovanni Olivi, leader “spirituale” della Francia meridionale, indirizza una celebre lettera, il 14 settembre 1295, è uno dei protagonisti dei frati Spirituali e de I Fioretti.

L’Olivi si rivolge a frate Corrado da Offida con l’augurio “di moderare lo zelo con la discrezione dello Spirito in Cristo Gesù, che secondo retta e inenarrabile scienza modera tutte le cose”; e poi, lo identifica come persona di cui conosce “la santità e la solida discrezione” (cfr. P. VIAN [ed.], Pietro di Giovanni Olivi. Scritti scelti, Città Nuova, Roma, 218).

La lettera tratta delle questioni relative alla povertà che avvinghiavano i frati alla fine del ‘200. “L’Olivi si rivolge, infatti, a Corrado da Offida, punto di riferimento autorevole per lui, come anche per Liberato e Clareno, pregandolo di mettere in guardia coloro che conosce da alcuni errori. In primo luogo, Olivi gli comunica di aver saputo che alcuni sostengono a torto la nullità delle dimissioni di Celestino V e, di conseguenza, la nullità dell’elezione di Bonifacio VIII; dopo aver confutato gli argomenti portati a favore di questa tesi, il francescano della Linguadoca passa a criticare un ulteriore errore, quello che consiste nell’affermare che i papi hanno mancato gravemente nel commentare la Regola di Francesco e nel negare la validità giuridica

del Testamento e non sono quindi più legittimi. Il terzo errore, infine, coincide con la scelta di abbandonare l’ordine adducendo a pretesto le manchevolezze degli altri frati. Olivi è molto duro e insiste sul fatto che gli “spirituales observatores” della regola devono opporsi con tutte le loro forze a queste deviazioni” (R. LAMBERTINI, Spirituali e Fraticelli: le molte anime della dissidenza francescana nelle Marche tra XIII e XV secolo, in AA.VV., Il Francescanesimo nelle Marche. Storia, presenze, attualità, Movimento Francescano delle Marche, Ancona, 2000, 43).

Frate Corrado e il Beato Pietro da Treia, suo intimo amico, rimasero comunque fedeli sia alla loro fraternità minoritica sia all’ideale abbracciato della povertà più autentica e rigorosa: testimoni della possibilità concreta di non tradire né la regola né la fraternità, né l’ideale né la realtà, né la Chiesa spirituale né la Chiesa materiale e istituzionale.

Offida conserva tra i suoi tesori anche un altro uomo di Dio, il Beato Bernardo da Offida, Cappuccino, che riposa nel Santuario omonimo.

Domenico Peroni, così si chiamava il nostro al fonte battesimale, nacque il 7 novembre 1604 nella Frazione La Lama, di Offida, da due poveri contadini. L’infanzia, oltre che alla preghiera, la dedicò al lavoro dei campi e al pascolo delle pecore. Cresceva, però, nell’amore di Dio e nella devozione all’Eucaristia. Così, a 22 anni, portò a compimento il suo desiderio più grande: dedicarsi tutto al Signore, vivere per lui tutti i giorni della sua vita, dietro a quei frati di Offida che aveva conosciuti e frequentati fin dalla più tenera età.

Entrò dapprima nel Noviziato di Corinaldo, dove ricevette il nome di Frate Bernardo, e quindi in quello di Camerino, dove il 15 febbraio 1627 emise la professione dei voti. Fu inviato dapprima nel Convento di Fermo, come cuoco e addetto ai frati infermi, poi in quello di Ascoli e, infine, in quello di Offida, dove fu amato e venerato per la sua semplicità e bontà, sia quando andava per le case a chiedere l’elemosina, sia quando accoglieva tutti, soprattutto i più poveri e bisognosi, in Convento, e a tutti donava, insieme al pane la Parola del Signore e la consolazione della preghiera.

Sapeva amare i confratelli e la gente, il Beato Bernardo. Sapeva trasformare tutto in amore di Dio e in spirito di fede, di preghiera e di carità. È una delle tante, meravigliose figure di semplici ed umili frati francescani che hanno lasciato un’impronta indelebile nel cuore della gente, non tanto per la loro sapienza e dottrina, quanto per la loro bontà, semplicità, umiltà e fraternità. Erano uomini capaci di conquistare la fiducia incondizionata delle persone che incontravano, perché trasmettevano il senso della fede più bella e genuina, la carità più aperta e generosa, la forza dell’amore di Dio più incrollabile e sicura.

Morì a 90 anni Frate Bernardo e tutti lo piansero e lo venerarono come un santo: era il 22 agosto 1694. Fu proclamato Beato il 19 maggio 1795, dal Papa Pio VI. Oggi, ancora, il suo Santuario è una meta continua di devozione, di preghiera e di miracoli di consolazione e di speranza.

Offida custodisce due preziose reliquie francescane. Due santi vissuti in epoche diverse, ma accomunati dallo stesso ideale di vita francescana, dallo stesso spirito di amore a Dio e alla gente, dallo stesso esempio di dedizione incondizionata alla regola di vita lasciata dal Padre San Francesco. Offida, così, si pone tra i luoghi più significativi di una testimonianza secolare di vita evangelica e di carità operosa.

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