L’antica città di Monte Santo, per le sue numerose chiese, conventi e monasteri che custodiva, conserva ancora vari luoghi francescani. I Frati Minori ebbero il loro primo luogo, fin dai primi anni dell’Ordine, a partire dal 1246, come cappellani del locale Monastero delle Clarisse di S. Francesco, poi S. Tommaso, dapprima in località Monte S. Nicolò, ossia l’attuale Pincio.
Alla fine del duecento, nel 1294, entrano dentro il paese e costruiscono il secondo Convento con la relativa Chiesa di S. Francesco. Conteneva un’opera del Crivelli del 1493, oggi dispersa in vari musei, tra cui parte della predella nel Fitzwilliam Museum di Cambridge, una tavola al Ashmolean Museum di Oxford e tre tavole negli Stati Uniti. A seguito del terremoto del 1719 la chiesa fu interamente ricostruita negli anni 1766-1678. A seguito delle soppressioni ottocentesche i frati cercarono di rimanere nel luogo, ma finirono per abbandonarlo: oggi è proprietà del FEC, Fondo Edifici di Culto, del Ministero dell’Interno.
Si possono ammirare frammenti di affreschi del 1300, che fanno pensare ad un ciclo molto ampio, presente nell’antica chiesa gotica. Il bellissimo coro e i confessionali lignei sono dell’ebanista Francesco Saverio Moschetti da Montegiorgio; varie tele sono nell’Altare maggiore (S. Nicola di Bari) ed in quelli laterali. Campanile e facciata sono dell’Architetto comasco Pietro Augustoni.
Il Convento è oggi proprietà del Comune e vi si trovano la Biblioteca, l’Archivio storico e la Pinacoteca.
Il Monastero delle Clarisse di S. Francesco, poi di S. Tommaso è uno dei più antichi monasteri clariani delle Marche. Fondato da due suore provenienti dal Monastero di S. Damiano, un anno dopo la morte di S. Francesco, 1227, ancora vivente la Madre S. Chiara, di cui da testimonianza una pergamena di Papa Gregorio IX del 19 ottobre 1227 ed una del 9 maggio 1231. Il monastero viene posto sotto la protezione della Sede apostolica.
Il 2 giugno 1246, Innocenzo IV, le affida alla cura dei Frati Minori. Il monumentale Monastero e la chiesa, in attesa di restauro post- sisma, sono oggi chiusi,
La chiesa ricostruita tra la fine del sec. XVII e gli inizi del XVIII, in stile barocco con gli altari in pietra policroma in stile neoclassico del 1780. Sopra i due altari laterali sono rappresentate l’Annunciazione e l’Immacolata con i Santi Gioacchino ed Anna, Francesco e Chiara d’Assisi, probabilmente di scuola romana del XVII secolo. Mentre, la pala dell’altare maggiore, ci presenta l’Incredulità di San Tommaso, attribuita a Francesco Caccianiga (1700-1781). Il Monastero lungo i secoli è stato sempre fiorente, fondando quello di Petritoli nel 1621. Queste, poi, si sono riaggregate al monastero madre nel 1899, anche con quelle provenienti da Loreto, nel 1927. Nel 2008 è stato chiuso, ma, attende fiducioso una prossima riapertura.
I Frati Minori, allora chiamati dell’Osservanza, vennero a Potenza Picena, dopo l’autorizzazione di Papa Pio II del 27 maggio 1463, nel 1499, quando cominciarono la costruzione del Convento e della Chiesa dedicati a S. Antonio di Padova nel colle omonimo, nel versante ovest della città, verso Montelupone.
La chiesa, è ad una navata con soffitto a capriate, restaurata tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, è munita di varie opere d’arte. Tra cui la pala dell’altare maggiore di Simone De Magistris, del 1576, con la Madonna con Bambino e Angeli, e i Santi Giuseppe, Francesco, Antonio e Caterina.
Nella Cappella laterale a sinistra di chi entra si trova la Pala d’altare della Crocifissione di Jacopo Negretti detto Palma il Giovane, del 1599.
La chiesa aveva al suo interno la famosa Tavola di Bernardino di Mariotto del 1506, con la Madonna in trono con il Bambino, e i Santi Francesco, Antonio di Padova, Giovannino il Battista e Angeli, è oggi collocata nel Auditorium “Ferdinando Scarfiotti” ovvero ex chiesa S. Agostino della città.
Anche i Cappuccini hanno a Potenza Picena il Convento e la Chiesa S. Lorenzo, edificati a partire dal 1653, sul colle Bianco o dei Cappuccini nel versante est della città. All’interno della chiesa sono custodite opere, quali la Deposizione di Gesù dalla croce, con i Santi Francesco d’Assisi e Lorenzo, di Simone De Magistris (1576) e la Sacra Famiglia con S. Giovannino, attribuita al pittore toscano Santi di Tito, della fine del ‘500.
Attualmente il Convento è sato affidato ad un altro istituto religioso.