Lasciato Pioraco, si salgono i monti in direzione di Sefro e, poi, verso i Piani di Montelago, per una strada secondaria ma pur sempre suggestiva, per visitare l’ultima “roccaforte della povertà” del nostro itinerario: le Grotte del Beato Bernardo, che il primo compagno di S. Francesco scelse come rifugio ed eremitaggio al tempo della persecuzione di frate Elia, come racconta lo spirituale Angelo Clareno nel Liber Chronicarum”, II, 131-136 (cfr. AA.VV., Bernardo da Quintavalle e la tradizione dei compagni di Francesco d’Assisi nelle Marche. Atti dell’Incontro di studio. Sefro, 11 luglio 2015, Spoleto, 2016).
“Come tutto questo giunse all’orecchio di quel sant’uomo di Frate Bernardo che, meglio degli altri, aveva fatto una ben nota e lunga esperienza del caparbio e pertinace animo e della cocciuta volontà di Frate Elia, egli decise per il meglio, di cedere al suo furore, e lasciar corso all’ira del suo animo insano. Da solo, partendo da dove si trovava, si trasferì in luogo montano, deserto. Costruitosi un piccolo tugurio sul fianco del monte Sefro, vi abitò interamente dedito alla contemplazione. Fu trovato là da un legnaiolo che frequentava quel monte per tagliarvi legname necessario al suo mestiere. Richiesto chi fosse e perché si nascondesse in un luogo così aspro, udita la determinata sua intenzione e proposito, per due anni fu sostentato – rimanendo nascosto agli altri uomini – servendosi della fuga evangelica e della licenza del fondatore”.
Anche I Fioretti (cap. 27) ci dicono che:
“Frate Bernardo, a modo di rondine volava molto alto, onde alcuna volta venti dì, e alcuna volta trenta dì si stava solo in sulle cime de’ monti altissimi contemplando le cose celestiali”.
Oltre che la visita alle Grotte del Beato Bernardo è davvero interessante fare anche visita alla Chiesa di S. Tossano nel Cimitero della Frazione di Agolla, che contiene un ciclo di affreschi con vari soggetti francescani. Sembra addirittura che riportino una delle più antiche rappresentazioni marchigiane del Santo di Assisi, segno che da queste parti la memoria del suo passaggio e della sua fama era rimasta profondamente legata e indelebile. La popolazione era stata segnata dalla presenza del suo primo compagno e aveva per sempre impresso nelle pareti di una chiesa l’effigie di coloro che avevano ritenute degne queste zone del loro peregrinare e del loro pregare.